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C’era una volta un talentuoso ragazzo. Era capace di prestazioni straordinarie. Quando correva nessuno gli riusciva a stare dietro. Ma c’era una volta anche una famiglia timorosa. Pensava che lo sport avrebbe distratto il ragazzo dagli studi. Era ossessionata dalla paura che si sarebbe potuto far male e rimanere invalido per sempre. Il talento cresceva. Ogni giorno migliorava. Era pronto per il campionato nazionale. Gli allenatori lo avevano convocato. I genitori non ne autorizzarono la partecipazione. Il talento, soffocato, si trasformò in malumore. Da fonte di gioia abdicò e divenne seme di una profonda depressione. Il talento è energia, se non viene convogliata nella direzione giusta può incanalarsi in strade perverse. Un talento è un dono di Dio. Non metterlo a frutto è blasfemia.
La storia delle Pubbliche Amministrazioni italiane è colma di pagine che raccontano di talenti di cui non si è stati in grado di approfittare. Quante risorse sono andate perse perché non si è stati capaci di progettare opere e servizi pubblici che avrebbero potuto trovare in esse il proprio finanziamento? Un assillo che non deve mancare di tormentare Mario Draghi. “Le risorse saranno sempre poche se non le si usa”, ha affermato il Premier rispondendo ai commenti sollevati nei confronti del Recovery. Di risorse da investire, oggi, ce ne sono 248 miliardi di euro. Una cifra che ci mette davanti ad un’occasione irripetibile e ci pone di fronte a responsabilità senza precedenti. Queste risorse vanno utilizzate tutte. Fino all’ultimo centesimo. E’ l’unica occasione che ha il paese per recuperare i ritardi accumulati in termini economici, infrastrutturali, sociali.
E’ lo stesso Premier a richiamare il Parlamento ad una forte responsabilizzazione, chiedendo, forse implorando, di abbandonare le cattive abitudini che hanno frenato la crescita: “Sono certo che l’onestà, l’intelligenza, il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità, gli interessi costituiti”. Corruzione, stupidità, interessi costituiti. Rimbombano nella testa in un effetto delay senza fine. Non ci si dà pace se ci si sofferma per un attimo a pensare veramente cosa significhi la combinazione di queste tre piaghe. Si tratta di tre mali che hanno fatto la rovina del paese. Ma sapete cosa è più grave? Che ci siamo assuefatti alla loro presenza. Ne sentiamo parlare quotidianamente. Non ce ne sdegniamo quasi più. Ed è pericoloso. Ancora più pericoloso del loro stesso esistere. Se ne diventiamo totalmente indifferenti, se subiamo le notizie passivamente e non le leggiamo con capacità critica, hanno vinto loro. L’illecitismo, questo movimento che antepone i fini personali a quelli della comunità, scivolando in un livello seminascosto della consapevolezza, cristallizzandosi nell’inconscio collettivo, diventerà sempre più forte e impossibile da debellare.
Corruzione, stupidità, interessi costituiti; chiedendo che si mettano da parte, se ne ammette l’esistenza. Si confessa l’impotenza nello svellerli e si cerca una mediazione, invocando la capacità del popolo, nel caso di forte necessità, di mettere da parte gli individualismi ed operare per il bene comune.
E’ sconcertante che qualcuno debba chiedere a chiare lettere che ci si attenga a comportamenti leciti. Come se questo non fosse l’essenza della convivenza civile. Come se il rispetto delle leggi, involucro protettivo del rispetto dei diritti altrui, non riguardasse tutti. Non fosse l’unica fonte di ispirazione per la condivisione di uno spazio e di un tempo nei quali esistere. E’ realistico qualcuno che chiede a chiare lettere che ci si attenga a comportamenti leciti. Brutalmente realistico. Le parole di Draghi sono un ritratto iperrealista, un’opera di Paul Cadden che con la sua matita ci consegna la realtà nella sua vera forma. Pregi e difetti. Il maniacale insistere sui dettagli di un volto che ne mostra le imperfezioni, tutte le sue rughe, tutti gli inestetismi della pelle.
Corruzione, stupidità, interessi costituiti. Hanno funzionato da zavorra. Hanno rallentano lo sviluppo. Hanno deteriorato l’economia, la società. Qualcuno ha smesso di credere nello Stato a causa loro. Oggi, dobbiamo affidarci senza riserve a questo Stato. La sola strada che abbiamo per superare la crisi è credere e contribuire alla realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ci sono 248miliardi di euro a disposizione da trasformare in gare d’appalto, cantieri, opere. Un ciclo che deve perentoriamente chiudersi entro il 2026. Un impegno che può essere assolto con onestà, intelligenza e gusto del futuro. “Il ragazzo ha talento. Facciamo in modo che possa correre senza ostacoli fino al traguardo!”.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.