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“Ci vorrà un occhio di riguardo da parte del Cielo perché tutto possa essere pronto nei tempi prestabiliti”. Con queste parole si chiudeva l’editoriale del numero di ottobre. Riprendiamo da dove avevamo finito perché in questo mese è accaduto di tutto. Via Marino dal Campidoglio. Comune Commissariato. Carica di Commissario affidata al Prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca che ha gestito con successo Expo 2015. Commissario straordinario al Giubileo il Prefetto di Roma Franco Gabrielli. Le pagine di politica e di cronaca si sono susseguite giorno dopo giorno fino a comporre questo quadro nei primi di novembre. Ora, che all’apertura dell’anno giubilare manca meno di un mese, Roma è con l’acqua alla gola. Siamo in emergenza. Una situazione di stress che poteva essere evitata? I lavori per il Giubileo riguardano in gran parte il rifacimento di strade, piazze, marciapiedi, trasporti. Si tratta di interventi che stanno assumendo i connotati della straordinarietà perché dettati dall’avvicinarsi di un evento per il quale si chiede che tutto sia al posto giusto. E’ il Giubileo a renderli così importanti. Coprire le buche di una strada o sistemare un marciapiede dovrebbero rientrare nella gestione ordinaria di una città. Le strade erano rotte anche prima dell’aprile 2015 quando Papa Francesco ha annunciato l’Anno Santo. Fino a quel momento però non erano un’emergenza. Gli abitanti di una città possono convivere con i disagi. Le panchine rotte di una piazza non sono una priorità se le devono usare quei cittadini. Ma se le stesse panchine devono concedere un po’ di riposo ad ospiti del Giubileo, o di un grande evento qualsiasi, tutto cambia. Non è ammissibile che quelle panchine siano degradate, che quelle strade siano dissestaste. Un cambiamento di prospettiva che ci sembra poco ragguardevole nei confronti di chi vive quei luoghi nel quotidiano. I lavori per il Giubileo, in realtà, sono lavori che hanno poco a che fare con lo stesso evento. Si tratta di lavori che comunque si sarebbero dovuti attivare per mantenere un livello dignitoso di vivibilità. E fu lo stesso Papa Francesco a farlo notare quando all’indomani della Bolla con la quale si istituiva l’Anno Santo cominciarono a circolare voci sui costi e sui lavori necessari per ospitare il Giubileo. In quella occasione il Vaticano affermò che “a Roma non servirà alcuna grande opera, basterà qualche intervento di manutenzione e di riqualificazione necessario ad un’adeguata accoglienza dei pellegrini e di cui, d’altronde, la stessa città ha bisogno”.

L’annuncio del Giubileo sembra aver avuto l’effetto di un risveglio improvviso. Da un giorno all’altro la Capitale si è ritrovata catapultata in questa dimensione. Colta di sorpresa, si è guardata attorno e si è resa conto che c’erano situazioni che non potevano coesistere con un evento di tale portata. Che l’immagine della capitale andava salvaguardata. Che i pellegrini dovevano essere accolti in una città ordinata, pulita e sana. Ma Bergoglio ha ragione quando dice che i lavori richiesti sono solo quelli di cui “la stessa città ha bisogno”. Le necessità suscitate dal Giubileo erano tali anche se non ci fosse stato il Giubileo. “Mi sono svegliato proprio mentre dormivo” diceva Alessandro Bergonzoni. La battuta del comico bolognese fa passare per straordinaria qualcosa che è del tutto naturale. Visti con gli occhi degli amministratori quei lavori sembrano opere di cui il Giubileo non può fare a meno. Ma la loro necessità era tale anche prima. E lo sarà quando il Giubileo sarà passato e le strade torneranno a bucarsi, le panchine a rompersi, la rete dei trasporti a non funzionare. Fanno parte delle normali esigenze delle città e di chi le vive.

Manca un mese al Giubileo. Fino a trenta giorni fa, da queste pagine, si confidava nell’impegno di istituzioni, imprese e lavoratori, giunti a questo punto nulla può essere trascurato perché tutto deve filare liscio. Non sono ammessi ritardi, rallentamenti, distrazioni. Amen.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.