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Riduzione dei prezzi e aumento della qualità dei prodotti sono gli effetti della concorrenza. Ammettiamo che i prezzi tra diversi prodotti si equivalgano, i giochi per la conquista del mercato si fanno sul fronte della qualità. Chiunque produce un bene o un servizio, se vuole sopravvivere o se vuole semplicemente aggiudicarsi un segmento del mercato deve offrire prodotti di qualità che, non solo soddisfino le aspettative del cliente, ma che addirittura possano sorprenderlo con plus non richiesti. In questo modo si contribuisce a suscitare sentimenti di affezione ad un prodotto e ad un marchio.

Se non ci fosse la competizione non ci sarebbe nessun interesse ad investire nel miglioramento del prodotto, a cercare nuove soluzioni tecnologiche per progettare beni e servizi più efficienti.

In condizioni di monopolio non si avrebbe nessun interesse al miglioramento: la vendita del prodotto è assicurata.

Detto questo, proviamo ad immaginare come possa essere la qualità dei lavori, beni e servizi forniti da imprese che hanno la certezza dell’affidamento di un appalto pubblico. E che potrebbero essere sicure che tale affidamento potrà essere rinnovato in futuro.

L’affidamento diretto è la procedura utilizzata nell’80% dei casi in metà dei comuni capoluogo di Regione. Lo rende noto un monitoraggio eseguito dall’Autorità Nazionale Anticorruzione in base a dati relativi al quadriennio 2011-2014. L’analisi prende in esame le procedure negoziate di importo superiore a 40mila euro. Nel comunicato stampa diffuso dall’ANAC il 19 febbraio scorso si parla di “utilizzo eccessivo di tale procedura”. L’ANAC “ha comunicato alle amministrazioni interessate le criticità emerse, con l’intento di fornire loro dati di sintesi utili ad individuare aspetti particolarmente critici, quindi a contrastare e/o prevenire fenomeni distorsivi dell’azione amministrativa”.

È ovvio che dopo la comunicazione l’ANAC dovrà avviare azioni di controllo.La mera comunicazione del dato allo stesso soggetto che lo ha generato ci sembra riduttivo e non risolutivo. Perché il cambiamento possa essere reale sarebbe richiesta una capacità di autocritica e di autocorrezione molto acuta. Una capacità difficile da riscontrare nella natura umana che è più incline ai cambiamenti in regime di controllo e di sanzione. In ballo c’è la necessità di tirare il freno al clientelismo e alla corruzione, la promozione della concorrenza, il miglioramento di lavori, beni, servizi. Ecco perché la comunicazione dovrebbe essere solo un primo passo. Un avvertimento. 

La riduzione degli affidamenti diretti deve essere un “sacrificio” nel nome di una maggiore concorrenza e qualità. Dovremmo tutti essere disposti a confrontarci con i nostri concorrenti. Potrebbe essere più stimolante del previsto. Uno slancio a migliorare se stessi e il proprio prodotto. “Il modo per far fare le cose – diceva l’imprenditore statunitense vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900 Charles Micheal Schwab – è di stimolare la competizione, non in modo sordido e calcolatore, ma per il desiderio di eccellere in sé e per sé”. Le sfide aiutano a migliorarsi. Solo chi è consapevole che il prodotto non è all’altezza di una qualità accettabile preferirebbe evitare il confronto. Sa che a parità di opportunità il mercato sceglierebbe altro. Quando avremo compreso che l’affidamento diretto potrebbe rivelarsi un flop qualitativo saremo in grado di avere Pubbliche Amministrazioni che sceglieranno il top. Avremo contribuenti felici di contribuire.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.