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Cantieri deserti. Lavori incompiuti. Forniture interrotte. Nessuna sparizione di fondi. Nessun intralcio burocratico. Nessun sequestro per corruzione. E’ l’effetto del Covid-19. Una situazione inedita, alla quale nessuno era preparato, che si evolve giorno dopo giorno, che non sappiamo quando sarà superata. Si vive nell’incertezza e con il timore di essere contagiati. Una sensazione che si insinua, seppur con diversa intensità o consapevolezza, nei pensieri di ognuno di noi. Di chi vive nelle zone limitrofe alla zona rossa e di chi ne è distante ma magari lavora gomito a gomito con un collega appena rientrato da una trasferta in Lombardia.

Il coronavirus che ha bloccato le attività produttive delle aree più a rischio, non risparmia il settore degli appalti pubblici con effetti che contagiano anche territori geograficamente lontani dall’epidemia.

Tra i cantieri direttamente coinvolti dal Covid-19 ci potrebbe essere quello che avrebbe dovuto portare al raddoppio della Paullese. I lavori per il miglioramento del collegamento tra Cremona e Milano, che sarebbero dovuti partire a marzo, con molta probabilità non saranno avviati, prolungando un disagio per i pendolari che attendono un potenziamento della provinciale ipotizzato sin dal 1984.

Un caso di effetto indiretto è quello accaduto a Riccione. La riqualificazione della passeggiata di Goethe e Shakespeare subirà ritardi perché affidati ad un’impresa con operai provenienti dalla Basilicata. Questi a seguito dell’ordinanza del Presidente della Regione Basilicata Vito Bardi, non hanno potuto raggiungere il luogo di lavoro perché costretti per 14 giorni a restare in quarantena presso il proprio domicilio perché erano stati nei territori maggiormente colpiti dal virus.

Gli scenari da gestire sono differenti. In questa situazione è realistico pensare che, oltre ai casi citati, siano molteplici gli appalti che potrebbero non essere eseguiti tempestivamente per via dell’emergenza sanitaria. Per evitare che le imprese interessate possano incorrere in sanzioni è intervenuta l’ANCE con delle raccomandazioni alle imprese. Nella zona rossa, i Comuni dovrebbero aver sospeso l’esecuzione dei lavori pubblici avviati prima dell’isolamento, ipotizza l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili. Se così non fosse si raccomanda di “sollecitare l’adozione di un provvedimento di sospensione, anche parziale, da parte della stazione appaltante”.

Le ruspe restano ferme, i martelli pneumatici tacciono. Aldilà del triangolo con un omino che preme sulla pala, tutto è immobile. Per quanto tempo ancora? Si spera di tornare presto alla normalità ma nessuno, in questa fase, azzarda previsioni.

Senza avere alcuna certezza sui tempi necessari per superare l’emergenza, c’è la consapevolezza che una volta fuori da questa situazione non ci sarà tempo da perdere. La macchina produttiva dovrà riprendere, i cantieri dovranno essere riaperti.

Sull’Italia si addensa l’ombra di una recessione. Davanti ad una situazione così delicata non si può che essere determinati. Quando l’emergenza sarà superata dovrà essere tutto pronto per garantire una ripresa produttiva efficiente. Ora è il tempo di studiare strategie, dare indicazioni.

L’epidemia che ha paralizzato l’economia delle zone rosse, direttamente interessate dal contagio, si ripercuote su tutto il paese perché concentrata in regioni ad alta intensità produttiva come Lombardia e Veneto e perché il panico ha contagiato uno dei comparti più redditizi per la nostra nazione: il turismo. Le associazioni di categoria chiedono sostegni. Sono a rischio migliaia di posti di lavoro.

Nel periodo post covid-19 il ruolo degli appalti pubblici potrebbe essere determinante per dare impulso all’economia. Ne è convinto il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia che nel corso di TG2Post del 27 febbraio ha affermato che “se viene meno la domanda privata occorre compensarla con una domanda pubblica a partire dalle infrastrutture attraverso cantieri e occupazione”.

Tutti siamo chiamati a fare il nostro ruolo: istituzioni nazionali ed europee, privati, politici, imprenditori, operai. Perché la produttività riprenda e l’immagine del paese sia riabilitata, una parte decisiva sarà svolta dalla comunicazione. Dovrà avere la capacità di rendere di nuovo attraente l’Italia commerciale, industriale e turistica con un linguaggio credibile, supportato da dati attendibili. Tutti siamo coinvolti. “Questo è il momento in cui i ceti dirigenti e le élite politiche devono dimostrare di essere anche ceti responsabili”, ha detto Boccia, immaginando le iniziative sanitarie che devono essere promosse per evitare l’espandersi del contagio e per programmare la ripresa economica della zona rossa e dell’intero stivale.

Per evitare di esporci al contagio da Covid-19, laviamo bene le mani. Per superare l’epidemia economica alla quale il paese è esposto, nessuno se ne lavi le mani.

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Dott. Enzo de Gennaro
Direttore Responsabile
mediagraphic assistenza tecnico legale e soluzioni per l'innovazione p.a.